Chiesa di Santa Maria in Prato

Ultima modifica 13 gennaio 2021

Si narra che nel 1485 nei tenimenti di Villamaggiore una contadinella, durante il taglio del fieno agostano, fu investita da un bagliore: la giovinetta affermò di avere avuto la visione della Madonna; non si sa se fu fervente devozione od un colpo di calore, tuttavia le autorità ecclesiastiche, avvertite del l’accaduto,non ritennero avvalorare l’evento, ma i proprietari del fondo, che allora erano i monaci cistercensi di Chiaravalle, ritennero dover promuovere la costruzione di una chiesetta. All’epoca la cura delle strutture ecclesiastiche era in genere affidata ai proprietari del fondo su cui insistevano poiché la Chiesa non disponeva di sufficienti mezzi economici.

Nel 1500 quel terreno passò di proprietà ai marchesi Trivulzio, che vollero edificare nei pressi una cascinetta che ospitava sei famiglie, a cui era affidata la custodia del luogo di culto che era dislocato lontano dall’abitato e col tempo lo si dotò anche di un piccolo cimitero. Agli offici della chiesetta provvide un convento di zoccolanti di stanza a Lacchiarella. Si ha notizia che il Cardinale Borromeo, in una sua visita pastorale nel 1573, fece tappa colà senza tuttavia avvalorare il fatto occorso alla pastorella. Nel 1610 il luogo di culto fu corredato di una statua della Madonna e di un singolare affresco di una mano nera del quale ci rimane oscuro il significato. Si ha traccia di chiesa e cascinetta, nel 1722 nei rilievi catastali fatti del Governo Austriaco nel Ducato di Milano. Nel frattempo la cura delle anime passò alla chiesa di San Bartolomeo ed i parroci del 1800 vollero dare molto risalto alle feste religiose mariane, valorizzando così la chiesetta con funzioni religiose, feste e fiere con bancarelle che giungevano colà snodandosi dall’attuale via S. Teresa. A metà ‘800 la proprietà del fondo passò al barone Sabino Leonino che, in quanto di religione ebraica, lasciò degradare la chiesetta, come successe anche a Cascina Granzetta.

Accadde poi che durante un nubifragio, già ammalorata, fu scoperchiata e devastata e rimase intatta solo la parete con l’immagine della Madonna; anche la cascinetta fu abbandonata nel 1822. A parere del parroco di allora, questo fu un monito per “l’infedele”. Fu a seguito di questa devastazione che un devoto di Lacchiarella, vedendo la statua abbandonata, volle salvarla portandola a casa sua all’insaputa di tutti e custodendola sotto il letto. Si narra che il Barone Leonino, incallito giocatore d’azzardo, soleva recarsi frequentemente al casinò di San Remo avvalendosi della ferrovia da poco costruita e nel 1906, avendo dissipato l’intero patrimonio, si suicidò gettandosi a mare. A seguito di ciò la proprietà del fondo passa alla Milano Assicurazioni.

Nel 1933 il Cardinale Shuster, durante una visita pastorale, notò che la rappresentazione di quella mano nera sopra menzionata era oggetto di superstizione, in quanto il popolo soleva recarsi colà e strofinarvi sopra un indumento intimo di cari malati convinti che indossandolo avrebbero trovato guarigione. Per questo ordinò la distruzione di quell’ immagine. Contestualmente rimase dispiaciuto per la precaria situazione della chiesa e convocò il responsabile del demanio e patrimonio della società, chiedendo di farsi carico della ricostruzione del fabbricato ormai in disfacimento. L’opera fu commissionata all’impresa Figli Castelli che demolì il poco rimasto ed edificò ciò che ora noi vediamo, dedicandola a Santa Maria ad Nives. Nel 1940 venne a mancare quel tal devoto di Lacchiarella e la figlia rinvenne la statua di cui si era persa notizia. La Madonna fu allora riconsegnata durante una solenne processione che partendo da Lacchiarella giunse a Villamaggiore dove incontrò il Parroco don Angelo Bernareggi ed i fedeli di Siziano, che la presero in consegna e la ricollocarono nella chiesetta. Infine, negli anni ’80 fu trasferita nella chiesa di San Bartolomeo per essere meglio custodita.

Oggi la chiesetta, visitata da passanti occasionali ignari della sua travagliata storia, rimane solinga, relegata tra la Provinciale Melegnano-Binasco, la Via Santa Teresa e la nuova bretella che congiunge Villamaggiore alla Provinciale.